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Teleriscaldamento: il grande successo dell’energia “da casa”.

L’autonomia energetica è vantaggiosa, anche nel settore della fornitura di calore. Quando si parla di teleriscaldamento ecologico ed economico, i sistemi di teleriscaldamento sono oggi la prima scelta. Con 78 impianti, l’Alto Adige ha oggi la più alta concentrazione di impianti di teleriscaldamento a biomassa in Italia. Oltre 17.000 famiglie altoatesine sono alimentate dal “teleriscaldamento”. Mentre i prezzi del petrolio e del gas stanno aumentando rapidamente, i prezzi di acquisto del cippato o del legno tondo sono aumentati in misura minore.

Le nuove tecnologie rafforzano questo grande vantaggio in termini di prezzo: nel 2021, la centrale termica di Dobbiaco-Innichen ha construito una nuova centrale termica. Con un sistema ORC funzionante con due caldaie, l’impianto ha prodotto da allora il 100% dell’elettricità per il proprio fabbisogno e vende l’elettricità in eccesso a una società di fornitura energetica locale. Per questo motivo la cooperativa  può ridurre i prezzi di fornitura per 2.000 famiglie e imprese locali nel 2022 da 0,092 euro per kilowattora – un valore che era rimasto invariato dal 1994 – a 0,085 euro.

Tra l’altro, nella sua direttiva sulla promozione e lo sviluppo delle energie rinnovabili, l’UE sottolinea “che i clienti finali, e in particolare le famiglie, possono partecipare a una comunità di energia rinnovabile, mantenendo i loro diritti o obblighi come clienti finali”. Con la creazione di impianti di teleriscaldamento cooperativi, molti paesi altoatesini lo hanno fatto di propria iniziativa decenni fa – senza l’UE, senza i pacchetti di energia pulita, senza i piani climatici di Bolzano e Roma. “Autosufficienza ecologica? Perché no, in realtà, se esistono le condizioni per farlo. La produzione e la distribuzione di energia diventano quindi una componente centrale dei cicli economici radicati a livello locale e strettamente collegati a livello regionale. Anche questa è autonomia – e indipendenza” – l’Associazione Energia Alto Adige ha formulato queste frasi nelle sue tesi di politica energetica nel 2012 – dieci anni fa – e ad oggi nulla è cambiato.